sabato 21 novembre 2009

Saccottini di sfoglia spinaci e scamorza





Si, ricette al volo, perche' tanto presto o tardi, arriva sempre il momento in cui ci si ritrova con a disposizione pochissimo tempo per cucinare e la necessita' di improvvisare qualcosa. Dovendo anzi, superare il test gli-ingredienti-che-ho-nel-frigo/dispensa, non sono sicurissima che queste ricette risultino esattamente utili in quanto tali; nascono d'altronde proprio in situazioni di emergenza...
E' possibile e mi auguro, invece, che costituiscano dei buoni spunti: "Saccottini di sfoglia agli spinaci" ma...non ho spinaci, solo cavolo rosso..bene, "saccottini di sfoglia al cavolo rosso" e voila'!
Piu' o meno e' quello che succede anche quando ci si sente organizzati e pronti all' "azione culinaria" ma spero che, in piu', queste ricette vi risultino pratiche e veloci come lo sono per me.




Vorrei inoltre aggiungere che e' fantastico potersi prendere cura con le proprie mani di ogni singolo ingrediente, reperendo magari frutta e verdura fresche o impastando personalmente una pasta brise', piuttosto che una frolla o una base per pizza o focacce. Ma quante volte un surgelato e' emerso miracolosamente dal frigo per salvare un contorno, un sugo o una qualsiasi portata per un pasto da "ultimo minuto"?


Certo non tutti i prodotti, surgelati inclusi, risultano essere sempre gradevoli o di buona qualita'; vorrei anzi, a questo proposito, trovare il modo di occuparmi di loro, scoprendoli, testandoli e proponendoli talora risultassero soddisfacenti. I suggerimenti saranno in questo speciale frangente, ancora piu' graditi!!




Ma ora bando alle ciance e passo alla ricetta...IL TEMPO STRINGE! :)






(per 4 o 5 saccottini)


  • 300 g di spinaci surgelati
  • 1 confezione di pasta sfoglia gia' pronta (preferibilmente di forma rettangolare)
  • 1 spicchio d'aglio
  • 50 g di scamorza divisa in cubotti
  • olio extra vergine d'oliva
  • sale




Disponete gli spinaci in una casseruola coperta su fiamma dolce in modo che, scongelandosi, possano cuocere lentamente nell'acqua che rilasceranno (aggiungetene dell'altra all'occorrenza).
Spostateli quindi in una padella in cui avrete fatto soffriggere appena l'aglio tritato in poco olio d'oliva; salate e lasciate insaporire, rosolando per alcuni minuti, e permettendo anche all'eventuale acqua in eccesso di asciugarsi.
Srotolate quindi la sfoglia (che generalmenete e' gia' poggiata su carta forno) sul piano di lavoro o direttamente sulla leccarda del forno e dividetela in 4 o 5 strisce di uguale larghezza tagliandola con un coltello. Disponete sulla parte inferiore di ciascuna striscia un po' degli spinaci e alcunicubotti di scamorza; quindi chiudete poggiando il lembo superiore su quello inferiore, avendo cura di siggillare i bordi in modo che il ripieno non fuoriesca durante la cottura.
Praticate su ciascun saccottino alcuni tagli con un coltello, salate appena e irrorate con un filino d'olio.
Infornate in forno gia' caldo a 180 gradi per circa 20 minuti o fino a quando la pasta non risulti ben dorata.

giovedì 5 novembre 2009

Muffin alle noci e fichi secchi





Il Giochino d'Autunno mi ha lasciata attrezzata di un po' di ingredienti che avevo preso per la sperimentazione.


Oggi e' stata quindi la volta di una ricettina dolce e semplice: muffin alle noci e fichi secchi, buoni per il te' delle 5 o per accompagnare un vin caldo o liquoroso magari dopo una bella passeggiata pomeridiana o una meno bella infradiciatura da temporale (che in questi giorni mi e', ahime', molto piu' familiare...).










(per circa 15 muffin)

  • 100 g di noci
  • 100 g di fichi secchi
  • 200 g di farina
  • 2 uova
  • 40 g di zucchero
  • 50 g di miele
  • 2 cucchiai di brandy
  • 80 ml d'olio di semi
  • 150 ml di latte
  • 1/2 bustina di lievito per dolci
  • un pizzico di chiodi di garofano in polvere
  • una manciata di gherigli di noce interi per guarnire
  • (sale)


Sgusciate e tritate grossolanamente le noci, dividete in pezzetti i fichi secchi e teneteli entrambi da parte.
Amalgamate ai tuorli delle uova lo zucchero e il miele; quindi il brandy, il latte e, sempre mescolando, aggiungete a poco a poco la farina.
Unite ora l'olio di semi amalgamandolo con cura e di seguito le noci tritate, i pezzetti di fichi secchi, il pizzico di chiodi di garofano in polvere e il lievito.
Montate a neve ben ferma gli albumi delle uova con un pizzico di sale e uniteli delicatamente al composto.
Versate l'impasto negli stampini da muffin (imburrati e infarinati se non sono in silicone) guarnendo ciascuno con un gheriglio di noce e infornate in forno preriscaldato a 160 gradi circa per 15-20 minuti.

giovedì 29 ottobre 2009

Ravioli alle noci con uva e gorgonzola





Una ricetta prettamente autunnale per un'occasione particolare; ovvero il Giochino d'autunno di Anice&Cannella.




L'ho trovata un'idea veramente carina! Intrigante avere gli ingredienti assegnati su cui improvvisare e bello poter sgarrare almeno un pochino....sisi, del tipo "il pericolo e' il mio mestiere" :)

E di "sgarri" ammetto ce ne sono stati un bel po'...


Potrei pero' dire a mia discolpa che se, ad esempio, ho sostituito alla farina, la semola fina e' stato perche' i ravioli tenessero meglio la cottura e conservassero una consistenza maggiore che trovavo piu' adatta alla ricetta...

Potrei dirlo, certo, ma siccome abbiamo tutti e sempre delle ottime ragioni per fare quello che facciamo (con notevoli doti di improvvisazione per altro!) e considerato che sono una colpevole impenitente, beh, non lo faro'! :)




Se posso invece aggiungere giusto un appunto, raccomanderei di usare un gorgonzola piuttosto saporito e di unire l'uva solo all'ultimo momento in modo da accentuare i contrasti nei sapori dolce e salato e nella temperatura tra il calore del piatto e la freschezza dell'uva.


(Dosi per 4 persone)


Ravioli

per la pasta:


  • 300 g di semola fina
  • 1 uovo
  • la punta di un cucchiaino di sale
  • acqua q.b.



per il ripieno:


  • 300 g di ricotta
  • 40 g di gherigli di noce
  • 20 g di parmigiano
  • un pizzico di noce moscata
  • un pizzico di sale




Per il condimento


  • 40 g di burro
  • 150 g gorgonzola
  • 2-3 cucchiai di latte
  • un grappolo d'uva bianca da tavola da circa 100g




Preparate per prima cosa il ripieno dei ravioli amalgamando tutti gli ingredienti; i gherigli di noce andranno senz'altro tritati con cura ma non riduceteli in polvere, lasciateli in piccoli pezzetti in modo che conservino una certa consistenza.
Preparate quindi la pasta unendo alla semola l'uovo e il sale e aggiungendo poco alla volta tanta acqua tanta e' necessaria per renderla elastica e malleabile; lavoratela molto bene.
Stendete quindi piu' sfoglie sottili e confezionate i ravioli usando una raviolatrice; o, se fate senza, distribuite l'impasto con un cucchiaio in piccole quantita' su una sfoglia, coprite poi con un'altra, pressate bene le giunture dei ravioli intorno al ripieno (in modo che non si aprano in cottura e per eliminare l'aria) e ritagliateli con una rotella dentata o una formella per ravioli.
Abbiate cura di spolverare di semola sia il piano su cui li poggerete, sia i ravioli stessi, intervallandoli, all'occorrenza in piu' strati con della carta oleata o da forno.
Preparate ora il condimento; in un tegame fondete il burro e uniteci il gorgonzola in pezzetti (aiutera' a fonderlo piu' facilmente) quindi, sempre mescolando perche' non si formino grumi, il latte.
Cuocete i ravioli in abbondante acqua salata, conditeli con la salsa al gorgonzola e unite gli acini d'uva divisi a meta' o in quattro a seconda della loro grandezza, direttamente nei piatti da portata.


Suggerimento: Unite all'acqua di cottura, un cucchiaio di olio d'oliva, utile per evitare che la pasta fresca si attacchi durante la cottura.

mercoledì 14 ottobre 2009

Schiacciata all'uva alla fiorentina





Di ritorno da un'ulteriore manciata di giorni trascorsi a casa dei miei e dal compleanno piu' ricco di sorprese che abbia mai avuto...beh...mi sentivo un po' malinconica.
Si, insomma, di quella malinconia vagamente nostalgica che in certi momenti si insinua come una nebbiolina sottile un po' tutt'intorno, impregnando l'aria, confondendosi nei profumi, avvolgendo le cose cosi' che ciascuna, capitandoci tra le mani, susciti mille pensieri e altrettanti ricordi lontani.


A niente e' valso il sole brillante fuori dalla finestra; avevo questo umore autunnale e non c'era niente da fare. E siccome saggezza popolare vuole che "se non puoi batterli unisciti a loro", sebbene non sia poi cosi' sicura che di saggezza si tratti, ho preferitoassecondarlo con questa ricetta.


La schiacciata all'uva mi riporta alle volte in cui da bambina, capitava di andare a vendemmiare nella vigna di mio zio. Adoravo cogliere l'uva mangiandone di tanto in tanto qualche acino piccolo e dolce,chiaccherando con i miei cugini o ascoltando i discorsi degli adulti, presi anche loro da qualche ricordo o da qualche scherzo d'annata (o almeno questo e' quello che capitava nel raggio d'azione di mia madre e mia zia..).
Ma a questi si aggiungono anche i ricordi legati al periodo trascorso a Firenze, dove la schiacciata e' un rito e una tra le prime note dolci che promettono l'autunno imminente.






Ho usato una ricetta trovata tempo fa non ricordo piu' dove (purtroppo) ma simile a quella di Anice&Cannella a sua volta simile a quella di Marble a sua volta simile a quella di P. Petroni....insomma quello che capita sempre a proposito di una ricetta :)
L'uva da schiacciata e' per eccellenza del tipo canajola, cosi' diffusa nelle vigne toscane, ma se ne puo' comunque usare di altra qualita' purche' ad acino nero da vino.








  • 400 g di farina bianca
  • 200 g circa di zucchero
  • 20 g circa di lievito di birra fresco
  • 2 cucchiai di olio extra-vergine di oliva
  • un pizzico di sale
  • 1 kg di uva canajola (o di un'altra qualita' ad acino nero da vino)
  • una manciata di semi d'anice
  • poco zucchero a velo


Per prima cosa procedete con la preparazione della pasta: in pochissima acqua tiepida sciogliete il lievito ed emulsionate con l'olio d'oliva, il sale e 4 cucchiai di zucchero. Unite quindi la farina e cominciate ad impastare aggiungendo man mano tanta acqua quanto basta per ottenere una pasta liscia ed elastica che non si appiccichi alle mani. Lavorate energicamente la pasta per almeno una decina di minuti. Formatene quindi una palletta che sistemerete in un recipiente piuttosto capiente coperto da un panno umido e lasciate lievitare, magari nel forno appena intiepidito, per almeno un'ora e mezzo.
Lavate intanto i grappoli d'uva e sgranatene con cura gli acini.
Con i due terzi dell'impasto tirate ora una sfoglia sottile e disponetela in una teglia unta d'olio (ungete anche la carta da forno casomai decideste di usarla) lasciando i bordi alti.
Disponeteci sopra circa 700g d'uva, cospargete con 2-3 cucchiai di zucchero e date un giro d'olio.
Tirate quindi un'altra sfoglia con la pasta rimanente e disponetela sull'altra chiudendo i bordi con attenzione; mettete sopra il resto dell'uva, zuccherate con altri 2 cucchiai di zucchero, date una manciata di semini d'anice e un altro giro d'olio.
Infornate a 180/200 gradi per circa un'ora o fino a quando la schiacciata non sara' ben dorata.
Una volta sfornata, laciate intiepidire appena la schiacciata e cospargete con dello zucchero a velo.

domenica 4 ottobre 2009

Gnocchi alla romana con gorgonzola





Non so nemmeno da quanto tempo avevo deciso di fare gli gnocchi alla romana. Ogni volta che mi capitava sotto mano la ricetta (e mi succedeva piuttosto spesso considerando che in fondo e' un classico della cucina regionale italiana) mi dicevo: "Toh! Sembrano davvero buoni. Devo proprio provare a farli...". E ogni volta rimandavo.


Finalmente oggi la risoluzione.


Mi spiace soltanto aver scelto questa occasione...Insomma tra un po' sarà il mio compleanno. So che gli "enta" non sono a un passo dalla menopausa ma, guardiamo in faccia la realtà: ho scelto una portata a base di semolino; e l'ho attinta dal mio piccolo e stagionato "Le ricette della nonna - 100 piatti con il sapore di una volta"...Diciamo che la faccenda e' come minimo un pelino froidiana...




E no, non voglio minimizzare la responsabilita' della bellissima rossa fiammante moleskine-birthday-card mandatami da Massi (ti ho già detto che mi piace infinitamente? :) ); un conto alla rovescia fino all'evento, fatto di pagine di consigli, suggerimenti, vignette, giochi e altro ancora, da leggere e fare giorno per giorno per affrontare in sicurezza e serenità l'implacabile trascorrere del tempo...


Ora, passi per "..l'importante e' che ti copri bene,alla tua eta' ci vuol niente.." o "..con l'eta', si sa, ci si chiude un po' in se stessi ma e' importante mantenere i rapporti sociali.."etc., etc....Ma cosa, per l'amor del cielo e dell'evoluzione naturale, lascia ad intendere che mi crescerà QUEL naso?!?


Ma torniamo agli gnocchi.


Li consiglio vivamente, e perché sono davvero ottimi e perché la preparazione presenta delle spiccatissime potenzialita' ludiche.
A dispetto, infatti, di quel che può sembrare, prepararli e' estremamente semplice e soprattutto divertente. L'impasto ha una consistenza particolare e molto "plasmabile", facile da stendere e facile da ritagliare; e con l'aiuto di una spatola, raccoglierete gli gnocchi dal piano di lavoro senza alcuna difficoltà.
Ritagliandoli, ho desiderato ardentemente avere una bella formella, piuttosto grande, a forma di cuore o di stella o di fiore... ma mi sono dovuta accontentare di un bicchiere di plastica che ho forato sul fondo.


Un ultima cosa: se il gorgonzola non e' di vostro gradimento o preferite un sapore più delicato, inutile dire che potete sostituirlo con un formaggio dal gusto meno intenso; della provola o della scamorza andranno comunque bene.










  • 500 ml di latte
  • 150 g di semolino
  • 50 g di burro
  • 1 tuorlo d'uovo
  • 60 g di parmigiano
  • 80 g di gorgonzola
  • sale e pepe nero




Versate il latte in una casseruola a fondo spesso. Salatelo come fareste per l'acqua della pasta e portate ad ebollizione. Versate il semolino a pioggia, poco alla volta, mescolando con cura per evitare che si formino grumi. Continuate a mescolare per circa 20-30 minuti o finché il composto sarà denso e tenderà ad "arricciarsi". Togliete dal fuoco e, sempre mescolando, aggiungete il burro, il tuorlo d'uovo e i due terzi del parmigiano. Disponete il composto sul piano di lavoro e stendetelo in uno strato di circa 1 cm di spessore. Lasciate raffreddare e con un bicchiere ritagliate una serie di dischi. Imburrate una pirofila e disponete i dischi appena sovrapposti in strati alternati da una spolverata di parmigiano e pezzetti di gorgonzola. Terminate con formaggi, una manciata di pepe e poco burro fuso o un filo d'olio d'oliva. Infornate a 180 gradi per circa 30 minuti o finché gli gnocchi non avranno un bel colore dorato. Serviteli caldi!

mercoledì 30 settembre 2009

Friggitelli ripieni







Sara' la nostalgia delle belle giornate trascorse a casa dei miei, sara' il piacere di poter ancora indossare abiti freschi e leggeri o quello dell'ormai quasi quotidiana passeggiata con A. nel tardo pomeriggio, tanto per fare due passi chiacchierando del piu' e del meno; ma insomma sono contenta che l'autunno stia tardando ad arrivare.
E poi sono decisa ad approfittarne per continuare a preparare tutte quelle ricette con quel certo saporino estivo...Come il piatto di oggi che e' del genere di quelli che si cucinano la mattina presto, quando ancora e' fresco, e poi via al mare! E al ritorno, giusto il tempo di una doccia per poi mettersi a tavola e gustarli con quell'appetito che solo il mare sa mettere.


E si che quest'estate di mare ne ho visto veramente poco ma..che nostalgia...




Ad ogni modo, per chi avesse dei dubbi, i friggitelli sono dei peperoni, verdi o rossi, generalmente piu' piccoli e dalla forma allungata rispetto a quelli "classici"; e questa ricetta e' un'erede diretta di quella rigorosamente sicula della sicula nonna di A.


Buoni pipironi chini a tutti!








  • 300 g di friggitelli
  • 150 g di melanzane
  • 600 g di polpa di pomodoro o di dadolata di pomodoro fresco
  • 50 g di pan grattato
  • 1 grosso spicchio d'aglio
  • una manciata abbondante di prezzemolo
  • sale e olio extra vergine di oliva q.b.










Fate soffriggere l'aglio tritato in poco olio d'oliva.
Aggiungete la melanzana tagliata a cubetti, coprite con un coperchio e fate cuocere a fiamma dolce per circa 20 minuti o fino a quando la melanzana non sia diventata morbida e facile a sfaldarsi. (Aggiungete all'occorrenza poca acqua durante la cottura).
Versate ora la dadolata di melanzana in un recipiente piuttosto capiente; aggiungetevi il pan grattato, i sale, il prezzemolo e tanto olio d'oliva quanto basta a rendere il composto morbido e malleabile.
Pulite i friggitelli, tagliandone la sommita' con il picciolo che terrete da parte e lavandoli avendo cura di eliminare tutti i semi.
Riempiteli quindi con l'impasto aggiungendolo poco alla volta e premendolo man mano con un dito o col manico di un mestolo.
Rimontateci i piccioli messi precedentemente da parte e fermateli con uno stuzzicadenti (essendone sprovvista, mi sono arrangiata con degli spiedini di legno infizandoli per tutta la lunghezza dei friggitelli e tagliandone l'eccedenza).
Versate in una capiente padella un filo d'olio d'oliva e disponetevi i friggitelli; coprite e,a fiamma dolce, fateli arrostire appena su tutti i lati.
Aggiungete quindi la polpa (o la dadolata) di pomodoro e fate cuocere ancora finche' il sugo non si sia ristretto facendosi cremoso.


Buoni mangiati caldi e subito, ottimi tiepidi o freddi dopo averli lasciati riposare per un po'.




Il suggerimento: Prima di riempire i friggitelli con l'impasto, versate dentro ciascuno una punta di cucchianino di zucchero; togliera' all'occorrenza l'amarognolo del peperone.



domenica 10 maggio 2009

Passato di zucca e carote al cocco e cumino





E' da alcuni giorni che non mi riesce di far nulla se non di fretta.


Salto di continuo dalle cose da fare urgentemente, quelle che mi sono riproposta di fare e quelle che invece mi piacerebbe fare ma nonostante questo, a fine giornata, quel che posso effettivamente depennare dalla lista e' ben poco.
Oltretutto, sarà pure per effetto della primavera, il famigerato cambio di stagione come si e' soliti ripetere in questo periodo ma mi sembra di andare a rallentatore, un po' come in quei sogni in cui proprio non si riesce a correre...



E insomma, sarà quel che sarà ma anche il mio appetito e' intermittente o tendente allo sbrigativo.


Oggi pero' mi son presa qualche minuto in più e ho preparato questo passato di zucca e carota che avevo in mente da qualche giorno. Presa ispirazione dalle mashed carrots della Tartine Gourmande, ho aggiunto della farina di cocco che ne ha rinfrescato il gusto per poi tornare a scaldarlo e sofisticarlo un po' con una manciata di cumino.


Una "quasi ricetta" allegra e leggera, tanto per rallentare un po' e riprendere fiato...
E quasi dimenticavo...AUGURI A TUTTE LE MAMME!




  • 200 g di zucca
  • 200 g di carote
  • 200 o 300 ml di brodo vegetale, a seconda della consistenza che volete dare al passato
  • 2 cucchiai di farina di cocco
  • 1 cucchiaino di cumino in polvere


Pulite la zucca e le carote e dividetele in pezzi non troppo piccoli.
Fatele quindi lessare a vapore o in acqua salata.
Una volta che le verdure saranno tenere, usate il mixer o un minipimer per ridurle in passato di cui regolerete la densità a seconda dei vostri gusti aggiungendo del brodo di verdure salato (se avete optato per la cottura a vapore) o la stessa acqua di cottura delle verdure.
Aggiungete quindi la farina di cocco e il cumino e fate raffinare appena a fuoco dolcissimo.

sabato 2 maggio 2009

Pastiera napoletana





Si, lo so, Pasqua e' passata da un pezzo..ma in fondo chi l'ha detto che la pastiera va mangiata soltanto in quel periodo?!?


E poi la premessa per cimentarmici era ottima.
Avevo a disposizione non una semplice ricetta tra le altre ma niente poco di meno che quella originale salernitana di mamma Rita, trasmessa telefonicamente e trascritta con infinita pazienza da Simona, l'allieva di Kun-fusilli...




Mi e' stata consegnata con la raccomandazione di dividere il quantitativo di ingredienti per due, magari anche per tre..
Simona ha raccontato infatti che durante le feste pasquali e' tutto un via vai di pastiere che ci si scambia in segno di buon augurio. Tutti hanno ovviamente una propria ricetta di famiglia che, pur essendo simile, non e' proprio la stessa cosa: chi la preferisce alta, chi bassa, chi senza canditi... Motivo questo perche' si creino degli scambi diciamo preferenziali a seconda dei propri gusti...




Ed e' quindi logico che gli impasti siano piu' che abbondanti e si proceda alla cottura di un discreto numero di pastiere alla volta optando magari per dei forni esterni che se ne occupino per l'occasione.


Ahime', se ricordo bene e non e' frutto della mia immaginazione, credo sia trascorso dall'unica volta in cui ho assaggiato un'autentica pastiera napoletana, un tempo incredibilmente lungo.
Recuperero'!


Per ora mi accontento della mia...
Signora Rita, Simo..grazie ancora!








Per la pasta frolla:
  • 250 g di farina
  • 80-90 g di zucchero
  • 100 g di burro
  • 2 uova
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • la scorza di un limone e, se vi piace, una leggera spolverata di cannella
  • un pizzico di sale


Per il ripieno:
  • 200 g di grano cotto (lo si trova gia' pronto al supermercato, apposta per la pastiera)
  • 110 ml di latte
  • 200 g di ricotta
  • 130 g di zucchero
  • un cucchiaino scarso di sugna (strutto) o burro
  • 2 uova
  • 1 bustina di vanillina
  • 2 fiale di acqua di fior d'arancio
  • 1 cucchiaio di limoncello
  • la scorza di un limone
  • 70 g di frutta candita (preferibilmente cedro o agrumi in genere)
  • un pizzico di sale per montare gli albumi a neve




Per prima cosa preparate la pasta frolla: miscelate alla farina, lo zucchero, il pizzico di sale, la scorza del limone e il lievito per dolci.
Disponetela quindi a fontana sul piano di lavoro e praticateci un foro al centro in cui metterete il burro appena ammorbidito e le due uova. (Per le sbrigative, buttate tutti gli ingredienti nel mixer e via)
Lavorate la pasta fino a renderla omogenea; datele quindi la forma di una palla e, dopo averla avvolta in un po' di pellicola trasparente, lasciatela riposare in frigo per almeno una mezz'ora.
Preparate intanto il ripieno: in una casseruola fate sciogliere appena la sugna, aggiungete il grano cotto e il latte. Mescolate a fiamma dolcissima per una decina di minuti, fino a quando cioe' l'impasto si sara' fatto cremoso. Spegnete il fuoco e fate raffreddare appena.
Intanto, in un'altra ciotola, amalgamate lo zucchero ai tuorli delle uova fino a renderli spumosi.
Unite la ricotta schiacciata con una forchetta (casomai fosse troppo asciutta, passatela invece al setaccio), il grano e mescolate con cura.
Aggiungete a questo punto la vanillina, il cucchiaio di limoncello, la scorza del limone, una delle fiale d'acqua di fior d'arancio e la frutta candita.
Unirete poi gli albumi che avrete montato a neve preferibilmente dopo aver sistemato il fondo di pasta frolla, in modo che non si "smontino" nel frattempo.
Prendete quindi la pasta dal frigo e, dopo averne levato circa un terzo che terrete da parte per farne le striscioline, stendetela col mattarello il tanto da ottenerne un disco sufficientemente grande da coprire una teglia (imburrata e infarinata) di circa 24 cm di diametro con in piu' circa 3 cm di bordo rialzato.
Versate il ripieno nella teglia, stendete il resto della pasta e ricavatene delle strisioline larghe circa 2 cm che sistemerete secondo la tradizionale disposizione della pastiera, avendo cura di saldarle alle estremita' con il resto della pasta.
La "tradizionale" disposizione delle striscioline dovrebbe essere tale da ricavarne alla fine dei rombi piuttosto che dei quadrati...e dico dovrebbe perche' personalmente ho un problema congenito con 'ste benedette striscioline e finisco sempre per disporle un po' come capita.


Infornate la pastiera in forno gia' caldo a 180 gradi per circa 40 minuti o fino a quando la superficie non risulti ben colorita e i bordi dorati.
Se poi ne gradite particolarmente l'aroma, distribuite sulla pastiera appena sfornata e quindi ancora bollente la seconda fiala di acqua di fior d'arancio.

venerdì 24 aprile 2009

Grissini all'uva sultanina





Oggi sembra finalmente arrivata la primavera.


Il cielo e' di un bell'azzurro pulito e dalla finestra aperta entra un'arietta tiepida che gonfia appena la tenda tutta illuminata di sole.
E da fuori arrivano le voci di chi si ferma a chiacchierare per strada e i gridolini dei bambini all'uscita dell'asilo, un po' di spadellamento dalla case di fronte e il mio vicino che, al solito, si esercita alla batteria.
Stamattina e' anche passata una banda musicale. Si', di venerdì mattina e senza un motivo apparente. E' sembrato strano anche a me. Mi son detta che magari i musicisti abitano tutti insieme e stavano andando a lavoro.



Comunque mi sentivo piuttosto allegra e mi e' venuta voglia di fare dei grissini.
E in particolare mi sono venuti in mente questi con l'uvetta che avevo mangiato una volta e che mi erano piaciuti un sacco, per quel sapore dolce-salato.
La ricetta e' molto semplice e mi son divertita ad "arrotolare" i grissini che naturalmente alla fine erano tutti diversi uno dall'altro; chi piu' lungo chi piu' tozzo chi piu' storto...


Dei mostri buoni insomma.










  • 200 g di farina bianca
  • poco piu' di 100 ml di latte
  • 100-110 g di uvetta sultanina
  • circa 10 g di lievito di birra
  • 2 o 3 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
  • un pizzico di sale


Fate rinvenire l'uvetta in poca acqua calda.
Disponete sul tavolo la farina a fontana e versateci quindi il lievito di birra che avrete sciolto in una piccola parte del latte intiepidito, l'olio d'oliva e il sale.
Aggiungete man mano il latte cominciando ad impastare e lavorate energicamente la pasta finche' non sara' diventata tesa ed elastica. Aggiungete dell'altra farina se vi dovesse sembrare troppo umida o appiccicosa o, al contrario, un po' di latte se troppo asciutta.
Coprite con un telo umido e fate lievitare per una mezz'ora.
Riprendete quindi la pasta, uniteci l'uvetta che avrete asciugato con un panno e lavoratela ancora fino a che il tutto non si sia ben amalgamato.
A questo punto prelevate piccole porzioni di pasta e "arrotolatele" sul tavolo con le mani infarinate (non troppo pero' perche' viene meglio con la pasta leggermente appiccicosa).
Infornate a 180 gradi per 10-15 minuti o finche' i grissini saranno ben dorati su tutti i lati.

domenica 12 aprile 2009

Biscotti al Tarassaco




Meditavo di fare questi biscotti da non so piu' quanto tempo ormai. Avevo visto la ricetta pubblicata da Terry e mi aveva subito incuriosito...
E cosi' ho approfittato di questa manciata di giorni trascorsi a casa dei miei per le feste pasquali, ed in particolare di quest'unica giornata di quasi sole, per prendere sotto braccio A. e un piccolo canestro e andare, tipo Cappuccetto Rosso e Lupo, alla ricerca dei fiorellini che mi servivano.
C'e' chi lo chiama Dente di leone, chi Soffione, Zicoria burda qui da noi, Brusa oci in Veneto, Piscialetto o Ingrassaporci per i Toscani, Pisciacane in Umbria e la lista e' ancora lunga; questo tanto per dire quanto il fiore di Tarassaco sia comune un po' ovunque nelle nostre campagne. Mamma generalmente nel periodo precedente la fioritura ne coglie le foglie, le lessa e ne fa un'insalata dal gusto amaro che condisce semplicemente con olio e aceto ed e' in assoluto tra le mie preferite; e ho pure scoperto che i boccioli dei fiori si possono metteresott'aceto tipo i capperi...
Ad ogni modo, vincendo le diffidenze familiari, ho preparato i biscotti e devo dire che li ho graditi moltissimo!Non sono particolarmente dolci e hanno un certo saporino che ricorda il polline. E no, non sono riusciti a sciogliere del tutto le diffidenze ma in compenso hanno creato cosi' tantacuriosita' che li ha assaggiati persino mio fratello; e si' che in cucina siamo acerrimi nemici.


Ammetto che non saranno i biscotti al Tarassaco a fare da calumet della pace....






Ho modificato un pochino la ricetta di Terry, un po' nelle dosi, un po' rispetto agli ingredienti di cui disponevo in casa; ma rifacendoli credo riutilizzerei ancora il muesli al posto dei fiocchi d'avena. Oppure provare ad usare il miele di castagno al posto del millefiori aggiungendo una bella manciata di frutta secca...Beh, potro' pensarci fino al prossimo sole!
Quasi dimenticavo....Buona Pasqua a tutti! :)









(per circa 30 biscotti)


  • 200 g di farina lievitante (o mezza bustina di lievito)
  • 100 g di fiocchi d'avena o muesli
  • 130 g di miele di millefiori
  • 100 ml di olio di semi
  • 20 fiori di Tarassaco circa
  • la scorza di un limone (o, come suggerito da Terry, dell'estratto liquido di vaniglia)
  • 2 uova


Lavate delicatamente i fiori e poggiateli su un canovaccio ad asciugare.
Intanto in una ciotola sbattete brevemente le uova, il miele liquido e l'olio; quindi la scorza del limone e i petali del Tarassaco, scegliendone solo quelli gialli e scartando i verdi piu' esterni.
Unite in ultimo la farina lievitante e i fiocchi d'avena. L'impasto deve avere una consistenza tale da poterlo disporre sulla teglia (infarinata o coperta da un foglio di carta forno) a cucchiaiate:casomai dovesse risultare troppo denso, potete aggiungere 1 o 2 cucchiai di latte. State attente a disporre i biscotti sufficientemente distanti tra loro in modo da impedire che si "saldino"in cottura.


Fate cuocere in forno gia' caldo a 160-170 gradi per 15-20 minuti o fino a quando si saranno dorati.
Fateli poi raffreddare su una gratella.

giovedì 26 marzo 2009

Spezzatino agli Champignon





Non che io sia particolarmente "carnivora" essendo anzi per natura piu' propensa al vegetariano; non posso tuttavia negare che, almeno di tanto in tanto, una bella portata di carne possa dare delle sane soddisfazioni.


Con il pieno consenso di A. per cui va bene fare gli erbivori brucando lattuga e cicoriette dall'orto ma che non dimentica mai di mandarmi piccoli e "velati" suggerimenti sui suoi desideri decisamente piu' sanguigni. Tipo camminare per strada, fermarsi improvvisamente rapito e dire: "Senti che buon profumo di carne alla brace?Mammamia...dev'essere agnello.."



Agnello alla brace?Alle 9 del mattino??!?


E insomma per far felice anche lui oggi ho optato per questa ricetta profumata e di spirazione francese che insieme a una bottiglia di buon vino rosso, sarebbe perfetta da mettere nel cestino da picnic.



Per la cottura della carne consiglio, se possibile, l'utilizzo della pentola a pressione: dimezza i tempi di cottura e rende
piu' tenera la carne. Andra' altrimenti bene un qualsiasi tegame col coperchio.
(per 2 persone)


  • 400gr di polpa di manzo a dadoni
  • 150 gr di cipolline
  • 200 gr di funghi tipo champignon
  • 30 gr di pancetta dolce
  • 1/2 cucchiaio di farina
  • 1 scalogno
  • 1/2 bicchiere di vino rosso (circa 70-80 ml)
  • una generosa manciata di erbe aromatiche (timo, maggiorana, salvia, rosmarino..fate voi!)
  • circa 200 ml di brodo
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe


Fate soffriggere appena lo scalogno tritato in poco olio d'oliva. Aggiungetevi la carne e fate rosolare per qualche minuto mescolando; cospargetela quindi con il mezzo cucchiaio di farina e mescolate ancora.

Unite le erbette aromatiche tritate e sfumate con il vino rosso. Aggiungete quindi un mezzo mestolo (circa 100 ml) di brodo salato e se usate la pentola a pressione, chiudetela e fate cuocere dal momento in cui comincia a "spifferare" un quarto d'ora circa, spegnete il fuoco e lasciate trascorrere un altro quarto d'ora prima di riaprirla; se utilizzate invece un normale tegame, fate cuocere coperto a fuoco dolcissimo per circa un'ora.

Intanto, preparate a parte le cipolline e i funghi; in entrambi i casi utilizzateli pure interi se sono di piccole dimensioni, divideteli grossolanamente in caso contrario.

Fate rosolare le cipolline in poco olio d'oliva, bagnatele con il restante brodo e fate cuocere finche' quest'ultimo si sara' asciugato e le cipolline risulteranno tenere.
In un altro tegame soffriggete in un filo d'olio d'oliva la pancetta tagliata a cubetti. Unite i funghi, salateli e pepateli appena e fateli rosolare brevemente.
Unite le cipolline e i funghi alla carne, e fate insaporire per qualche minuto su fiamma dolce. Ultimate con una manciata di foglioline di timo.

venerdì 20 marzo 2009

Crema di cavolfiore





Con queste prime tanto anelate giornate di sole ecco finalmente i segni inconfondibili dell'arrivo della primavera: gli uccelletti che cantano allegri tre ottave sopra i toni mogi e melanconici dello scorso periodo; le gemme paffuttelle sui rami degli alberi e le mie povere piantine sul davanzale della finestra che si cominciano a distinguere dai geranei di plastica ormai a tinta unita (ha proprio ragione mia madre, a primavera germoglierebbero anche gli stecchi dei ghiaccioli!); noi che cominciamo finalmente a svernare, mettendo da parte le pelliccie d'orso cacciati durante l'inverno e il malloppo di scuse accumulate finora per sottrarci senza traumi alle glaciali uscite serali con gli amici che a malapena si distinguono sotto i 13 strati di lana irlandese.


E cambiano anche le mie amate zuppe di verdure, piu' semplici, leggere, "luminose", che chiedono irresistibilmente di essere consumate anche tiepide per dei pranzi su patii soleggiati...Chi poi come me puo' godersi un po' di sole solo trascinando il tavolo da pranzo fino alla finestra, beh, puo' sempre sorbire la sua zuppa chiudendo gli occhi e immaginando gli atrui patii...

Oggi comunque e' la volta di una crema, di cavolfiore per l'occasione.









  • 350 gr di cimette di cavolfiore
  • 1 porro
  • 500 o 600 ml di brodo vegetale, a seconda della cremosita' piu' o meno consistente che preferite
  • 20 gr di farina di riso (ma potete usare anche quella bianca)
  • crostini di pane
  • qualche rametto di timo
  • poco pepe e una manciata di zenzero in polvere o noce moscata
  • olio extravergine di oliva

Versate un filo d'olio in una casseruola, unite il porro tagliato a rondelle (solo il bianco) e le cimette di cavolfiore e fate stufare per una decina di minuti.
Unite il brodo vegetale salato e fate sobbollire finche' le verdure non si saranno fatte tenere (un quarto d'ora circa se utilizzate la pentola a pressione).
Passate il tutto fino a ricavarne una crema, riportate a bollore e legatela aggiungendo la farina di riso. Continuate a far bollire per dieci minuti circa.
Pepate leggermente la crema, e servitela con una spolverata di zenzero (o se preferite noce moscata), una manciata di foglioline di timo, crostini di pane e a finire, un filo d'olio d'oliva.